
Sponsor Ufficiale:
Per uno sviluppo dell’archeologia in senso democratico che permetta il confronto e la verifica delle ipotesi di ricerca attraverso il libero confronto delle idee.

La Via Etrusca del Ferro

il libro/guida edito da EdicicloEditore
Dov'è disponibile la guida "LA VIA ETRUSCA DEL FERRO" ?
Tabacchi Edicola Denis - Via Roma, 36 Montecarlo (Lu) - 0583/22168
** Potete inoltre richiederla nelle LIBRERIE MONDADORI e nelle librerie specializzate in libri e guide di viaggio, sul sito web di EDICICLO e in quelli di vendita per corrispondenza.
sabato 31 dicembre 2011
Fine anno 2011 in cerca di sentieri per il 2012
giovedì 29 dicembre 2011
mercoledì 20 luglio 2011
mercoledì 30 marzo 2011
Etruscan Iron Trail * 22-26 Giugno 2011

Programma del 26 giugno: Il giorno dell'arrivo a Marzabotto, parteciperemo alla manifestazione Kainua di Marzabotto (Possibilità di pranzare con piatti tradizionali o etruschi, nel pomeriggio, sfilata storica, simulazione della battaglia e animazioni varie).
Ulteriori informazioni su: http://www.prolocomarzabotto.it/cms/
ore 11.00 circa arrivo a Marzabotto e visita guidata al Museo Archeologico ed agli scavi con a Direttrice del museo Dr.ssa Paola Desantis e l'archeologo Claudio Calastri dell'Università di Bologna
ore 13.00 pranzo presso gli stand della festa Kainua (non compreso)
Nel pomeriggio: - “tavola rotonda” alla quale parteciperanno importanti archeologi e professori universitari. Sarà presente il Presidente dell'Associazione “via etrusca del ferro” Prof. Giuseppe Centauro Ha garantito la sua presenza la famosa scrittrice Danila Comastri Montanari. - a seguire, corteo storico e simulazione della battaglia fra Celti ed Etruschi. Nel tardo pomeriggio rientro alle proprie sedi e fine dei nostri servizi.
Difficoltà: Il percorso non presenta difficoltà (T/E) Gli accompagnatori si riservano di modificare l’itinerario in caso di necessità. I tempi di percorrenza sono puramente indicativi, in quanto possono variare a seconda delle condizioni ambientali e/o dei partecipanti. Gli orari di partenza al mattino vengono stabiliti solo dalle Guide.
Consigliamo ai partecipanti di raggiungere Prato in treno. La partenza da Prato-La Querce il giorno 22 giugno avverrà alle ore 9,00 inderogabilmente! Da Marzabotto sempre in treno è facilmente raggiungibile Bologna o Pistoia.
Per chi partecipa solo il week-end su richiesta lo accompagniamo a Madonna dei Fornelli (costo 10 euro a persona) E' possibile richiedere per tempo il servizio di prenotazione alberghi e trasporto bagagli
iscrizioni: entro il 10 Giugno 2011
Per informazioni: Gianfranco Bracci: 0039/339/1181536 - gbracci@hotmail.com http://laviadelferro.blogspot.com/
Per iscrizioni: 051.6527743 - info@appenninoslow.it
martedì 15 marzo 2011
venerdì 11 marzo 2011
11 MARZO 2011

C.r.c. Brozzi - Via di Brozzi 312 – Firenze. - tf. 055317691
Cari amici, vi aspettiamo
Venerdi 11 Marzo 2011 ore 21.15 – Videoproiezione/conferenza di Gianfranco Bracci e Marco Parlanti – LA VIA ETRUSCA DEL FERRO- Un trekking da costa a costa sulle tracce della via più antica d’ Europa.
Durante la serata verrà presentato il libro di G. Bracci:
"Il piacere di Camminare" Edizioni il lupo
giovedì 17 febbraio 2011

Agenzia di informazione della Giunta Regionale
15 febbraio 2011
Rossi convoca tutti per salvare la città etrusca di Gonfienti
PRATO - Una soluzione per Gonfienti? Ancora non c'è, ma per trovarla il presidente della Toscana Enrico Rossi ha deciso di convocare tutti i soggetti interessati e metterli a sedere attorno ad un tavolo. E di farlo velocemente, nel giro di qualche settimana.
"La città etrusca che ho visto stamani è l'espressione di una civiltà così antica, raffinata e al contempo globalizzata' che non possiamo non valorizzarla, magari legandola al parco della Piana. Un segno di identità e una potenzialità turistica e culturale assolutamente da non trascurare. Ne sono rimasto davvero colpito" confessa Rossi. Che poi aggiunge: "Non sarebbe male riprendere la vecchia abitudine di programmare il futuro.
Non per forza occorre fare tutto subito. Ma si può costruire qualcosa di strategico e importante anche realizzando, anno dopo anno, un pezzetto alla volta".
Il Mulino è un vecchio complesso medievale, antico possesso dei Ginori, che si alza con la sua torre in alberese tra i campi e capannoni dell'Interporto pratese. Ed è in questo edificio, ristrutturato con fondi europei, che sono custoditi tutti i reperti degli scavi condotti su tre piccoli fazzoletti di terra, gli unici finora indagati. Ci sono frammenti di antichi crateri, bacili e attingitoi che arrivavano dall'Attica, dall'Egitto e perfino dalla Siria. Ci sono antefisse che dominavano i tetti delle case per affermare il potere delle famiglie che l'abitavano, alcune delle case grandi anche 1400 metri quadri. Ci sono mappe appese ai muri e la ricostruzione di un piccolo portico di
un'abitazione al primo piano.
Che a Gonfienti, sepolta sotto la terra, c'era una grande città etrusca, gemella di Marzabotto e costruita per controllare i traffici attraverso l'Appenino, fu scoperto per caso nel 1995, durante la realizzazione del bacino di compenso dell'interporto. Venti ettari: metà su Prato, il resto su Campi Bisenzio. E i primi scavi iniziarono l'anno successivo.
Pronti da spendere 500 mila euro
Dividere le due società
La proposta del Comune di Prato è quella di creare una nuova società (o una fondazione) per l'area archeologica di Gonfienti. All'inizio i soci potrebbero essere gli stessi dell'Interporto, poi magari differenziarsi. La nuova società avrebbe in dotazione i terreni della città etrusca e un magazzino da utilizzare come "officina", ma anche una parte del debito della vecchia società, dovuto anche alle spese per gli scavi. Nel progetto del Comune c'è anche un albergo e un museo, a villa Niccolini.
Questa od altre proposte saranno al centro dell'incontro convocato dal presidente Rossi.
Walter Fortini
martedì 15 febbraio 2011
Nasce l'associazione culturale LA VIA ETRUSCA DEL FERRO

Questo è lo scopo dell’associazione “La Via Etrusca del Ferro” che intende impegnare le proprie risorse per divulgare e favorire la partecipazione allo studio ed alla conoscenza del nostro passato.
COMUNICATO STAMPA
Nasce oggi l’associazione culturale “Via Etrusca del Ferro” che ha come scopo lo studio e la valorizzazione di un antico percorso di età Etrusco-Arcaica, recentemente portato alla luce e confermato dai ritrovamenti della strada acciottolata del Frizzone (Capannori), della città etrusca di Gonfienti (Prato) e dai recentissimi ritrovamenti di una strada glareata nel centro di Bologna, l’antica Felsina.
Archeologi, architetti, restauratori, appassionati di storia antica, esperti di antiche viabilità si sono riuniti per mettere a frutto le loro competenze con il fine di stimolare sinergie atte a promuovere nuove ricerche che possano ampliare gli orizzonti della conoscenza sulle origini della civiltà etrusca ed italica, portando alla luce ulteriori tasselli di una direttrice lungo la quale, oltre al ferro ed ai minerali vari, transitavano tecnologie, notizie, arti e mestieri che hanno dato sviluppo ad un modello culturale ed economico che è quantomeno coevo a quello della democrazia ateniese ed alla genesi della repubblica di Roma. Siamo alle radici della cultura europea.
Per ogni informazione:
Associazione Culturale sede Prato (Po) via Pallacorda,12 – Tel./fax +39057431233 – info@studiocentauro.com
APPELLO CONTRO L'ABBANDONO COATTO DEI SITI ARCHEOLOGICI:
IL CASO DI GONFIENTI, INSEDIAMENTO ETRUSCO SULLA VIA DEL FERRO.
L’appello
L’Associazione invita altresì tutto il mondo dei beni culturali e della cultura, tutta la cittadinanza italiana e tutti coloro i quali, in Italia e all’estero, hanno a cuore il patrimonio archeologico e artistico italiano, che costituisce l’identità culturale stessa della nostra Nazione e un patrimonio di tutta l’Umanità, tutelato dalla nostra Costituzione, alla mobilitazione per far sì che si provveda con la massima urgenza alla messa in sicurezza e alla conservazione per la fruizione pubblica dei siti archeologici in abbandono, al rispetto della contestualizzazione in situ dei reperti, rendendo democraticamente partecipi nell’attività lecita di tutela, di mantenimento dei siti e di ricerca archeologica le associazioni e il volontariato.
Noi sottoscritti, facciamo appello al Presidente della Repubblica, a tutte le forze politiche e a tutti gli uomini di buona volontà a fermare questo ennesimo colpo mortale al patrimonio culturale italiano.
I soci fondatori dell’Associazione “Via Etrusca del Ferro”
- Gianfranco Bracci
- Claudio Calastri
- Giuseppe Alberto Centauro
- Fiorenzo Gei
- Stefano Lorenzi
- Alessandro Martini
- Carlo Magni
- Marco Parlanti
- Mariano Puxeddu
- Dante Gabriele Claudio Simoncini
- Roberto Tazioli
- Michelangelo Zecchini
martedì 25 gennaio 2011
Etruscan Iron Trail * 22-26 Giugno 2011

Etruscan Trail, lungo l'antica via del ferro
(un trekking ed una corsa non competitiva lungo la strada che 2500 anni fa, collegava le due città
etrusche di Prato e Marzabotto attraverso l'Appennino; 86 Km da percorrere dai 2 ai 5 giorni a piedi, anche con la tecnica del nordic walking).
Etruscan Trail in trekking - Le date:
- Sergio Gardini.)
1) Città etrusca di Gonfienti (Prato)- San Piero a Sieve: Km 26 - ore 7.00
2) San Piero a Sieve - Passo Futa - Km 21,5 - ore 7,15
3) Passo Futa - Madonna dei Fornelli - Km 15 - ore 5,00
4) Madonna ei Fornelli – Monte Sole – Km 18 – ore 5,00
5) Monte Sole - Marzabotto – Km 4,5 – ore 2,00
Per un totale di circa 86 Km
Il giorno dell'arrivo a Marzabotto, in collaborazione con la manifestazione Kainua di Marzabotto (piatti etruschi-danze-arte-cultura ispirata a quel periodo) verranno organizzati vari eventi ispirati agli etruschi fra i quali:
- una visita guidata degli scavi e del museo archeologico con l'archeologo Claudio Calastri e la Direttrice del museo Paola Desantis;
Tutti gli enti (Comuni-parchi-regioni-province e comunità montane) che insistono lungo l'intero
percorso, saranno i benvenuti.
Evento nell'evento, un gruppo di maratoneti e podisti internazionale affronterà gli 86 Km (due maratone di fila) dell'intero percorso in soli 2 giorni. I partecipanti alla corsa di eco-trail non competitiva verranno premiati col premio “Sciliace Via del ferro”. Organizzazione a cura delle più
importanti associazioni podistiche toscane ed emiliane.
La gara sarà in semi-autosufficienza idroalimentare, l'organizzazione gestirà dei posti di rifornimento in cui i concorrenti potranno trovare cibo e bevande. In nessun posto di ristoro saranno disponibili i bicchieri in plastica, per bere i corridori devono munirsi di bicchiere o altro contenitore personale adatto all'uso; ogni corridore dovrà accertarsi di disporre, alla partenza da ogni posto di ristoro, della quantità d'acqua minima prevista come materiale obbligatorio e che gli
sarà necessaria per arrivare nel successivo posto di ristoro.
I camminatori e i podisti avranno la possibilità di prenotare un servizio di trasporto bagagli e prenotazione camere e/o tende pronte per dormire in pensione completa (cena-prima colazione cestino).
Ma saranno anche liberi di organizzarsi in proprio.
Sarà richiesta una quota di iscrizione ancora da quantificare.
Gianfranco Bracci :phone: 0039/339/1181536 - http://laviadelferro.blogspot.com/ -
gbracci@hotmail.com
martedì 11 gennaio 2011
L’Associazione “Via Etrusca del Ferro” sottoscrive all’unanimità l’appello del socio prof. Michelangelo Zecchini e del prof. Francesco Mallegni per salvare i “morticini” del Frizzone dall’incuria in cui colpevolmente sono stati lasciati.
FIRMATARI:
Gianfranco Bracci
Claudio Calastri
Giuseppe A. Centauro
Fiorenzo Gei
Stefano Lorenzi
Alessandro Martini
Marco Parlanti
Mariano Puxeddu
Dante Simoncini
Roberto Tazioli
SCHEDA DI PRESENTAZIONE
Nel 2006 e nel 2007, nel corso di un intervento „preventivo‟ effettuato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e da Autostrade per l‟Italia in occasione del costruendo casello autostradale del Frizzone, presso Capannori, è affiorata una vasta e importante area archeologica di epoca tardorepubblicana, in cui spiccano un edificio ligneo, che rappresenta un unicum; resti di viti e di un calcatorium per la produzione del vino; una serie di fossati rituali (bóthroi) colmi di frammenti di anfore e di vasellame; un complesso di sepolture cultuali di neonati; uno scheletro di animale adulto (Canis familiaris L.1758), sostanzialmente integro, sepolto in una fossa a pianta ellittica forse con scopi magico-propiziatori; una splendida terracotta architettonica raffigurante Dioniso su delfino; numerosi frammenti pertinenti al tronco e ai rami di varie specie arboree fra cui Quercus robur L.. Al momento
Per uno sviluppo dell’archeologia in senso democratico che permetta il confronto e la verifica delle ipotesi di ricerca attraverso il libero confronto delle idee.
Questo è lo scopo dell’associazione “La Via Etrusca del Ferro” che intende impegnare le proprie risorse per divulgare e favorire la partecipazione allo studio ed alla conoscenza del nostro passato.
dello scavo i reperti suddetti e altri ancora più fragili (semi, foglie, insetti) si presentavano in ottime condizioni di conservazione grazie anche all‟effetto protettivo del limo argilloso, esito di varie alluvioni del fiume Serchio, l‟antico Auser. Ci si sarebbe aspettati che, dopo la prima fase di tutela sul campo, altrettanto appropriata fosse la successiva fase di salvaguardia, che consisteva nel dare correttamente la priorità alla sicurezza (consolidamento e quant‟altro) dei reperti ad alta deperibilità.. A quanto pare, non è successo così. . Ecco cosa ne pensano due noti studiosi.
Michelangelo Zecchini, archeologo, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti: “Perché si è privilegiato il restauro dei „cocci‟ escludendo quei fragilissimi scheletrini?”
“Erano i primi giorni del novembre 2006 quando finimmo di scavare al Frizzone di Capannori quegli scheletrini tanto delicati che sembravano soccombere perfino ai morbidi tocchi di spazzolino. Ci accorgemmo subito del loro elevato valore scientifico: allineati lungo il lato occidentale di un edificio di pietra (sacello?), quei piccoli esseri lunghi appena 45-50 cm (neonati o non ancora nati?), accoccolati come se stessero ancora nel grembo materno, ci facevano entrare nell‟intimo della sfera religiosa e cultuale di circa 2150 anni fa. Riti di fondazione? Orrendi sacrifici umani? Bambini immolati a una divinità crudele? O piuttosto creaturine che, decedute per cause naturali, furono offerte a un dio per una vita migliore nell‟al di là? Comunque stessero le cose, i „neonati‟ del Frizzone avrebbero potuto dare un contributo fondamentale alla conoscenza di un affascinante aspetto del nostro passato. Chi scrive sperava che, stante la loro importanza, dopo lo scavo venissero affidati senza indugio alle cure dei paleoantropologi. Ma così non fu.
Sono passati quattro anni dal momento in cui gli scheletrini furono ricoverati nel deposito “Cavanis” di Porcari, gestito da Giulio Ciampoltrini, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Dalle sue dichiarazioni pubbliche si apprende con sorpresa e sgomento che ancora non ha fatto restaurare quelle esili ossa. La giustificazione è che mancano i soldi. Ma è fuor di dubbio che i soldi ci sono stati, e nemmeno pochi, giacché i reperti del Frizzone, per tramite del Comune di Capannori, hanno beneficiato di un sostanzioso finanziamento da parte di una Fondazione bancaria. Evidentemente, si è preferito utilizzarlo in toto per scopi (restauro di „cocci‟, un convegno locale …) che attraggono interrogativi amari: si trattava di oggetti e atti connotati da un pregio archeologico tanto alto da assorbire ogni contributo economico? Gli uni e gli altri si qualificavano come bisognosi di attenzioni talmente impellenti da relegare in sott‟ordine quei fragilissimi scheletrini che, se non trattati tempestivamente, correvano (e corrono) il pericolo di morire per sempre? Erano interventi così esclusivi da estromettere i „morticini, per la cui salvezza sarebbe stato sufficiente qualche spicciolo ( poche centinaia di euro su 45mila), ossia un impegno economico di gran lunga inferiore a quello impiegato per lavaggi e restauro di vasellame?
Adottando una terminologia da pronto soccorso, non c‟è dubbio che i „morticini‟, essendo ad alto rischio di deperibilità, si classificano di per sé come reperti da codice rosso. Per quale motivo, pur possedendo gli strumenti necessari (soldi ed esperti più che disponibili), chi ne aveva il dovere non è intervenuto d‟urgenza? Sarebbe opportuno, a questo punto, che i resti ossei infantili fossero esaminati da professori di paleoantropologia al fine di accertare le loro attuali condizioni. Con la flebile aspettativa che risultino esenti da deterioramenti irreversibili e, se così fosse, con la pia speranza che gli ulteriori 45.000 euro (già finanziati) non vengano anch‟essi totalmente adibiti ad abluzioni di cocci et similia”.
Terracotta architettonica, 150 a.C.
Francesco Mallegni, professore ordinario di Antropologia presso l‟ Università di Pisa: “Sono sconcertato, quei „morticini‟ rappresentano un archivio biologico”
“Come docente di paleoantropologia da una vita (1968-2010) sono rimasto sconcertato nell‟apprendere ciò che sta succedendo ai “morticini” di epoca romana rinvenuti al Frizzone (Capannori) presso le fondazioni di un edificio forse dedicato a Diòniso. Mi sarei aspettato che, subito dopo lo scavo, fossero affidati a uno o più specialisti del settore. Invece, a quanto pare, sono stati abbandonati per anni in un deposito di materiali archeologici, in attesa di un restauro e conseguente studio, e rischiano di disfarsi e quindi di scomparire per sempre. Furono scoperti e scavati con abilità e pazienza infinita (questo tipo di materiale è fragilissimo) dal prof. Michelangelo Zecchini e dalla sua équipe. Fatiche buttate? Sicuramente no, perché questi reperti (o quel che rimane) possono ancora essere restaurati, reintegrati cum grano salis, ed infine studiati.
La loro importanza è enorme, dato che possono avere nel contesto nel luogo in cui sono stati trovati delle valenze straordinarie legate a sacrifici (?), credenze nella sfera del sacro (?), malattie ed altro quando si fosse messi in condizione di operare su di essi. Mai mi sono stancato di sottolineare ai miei studenti e agli allievi – e soprattutto agli archeologi che li trovano – come gli scheletri umani rappresentino un “archivio biologico” capace di rilevare non solo il sesso e l‟età alla morte degli inumati ma anche la statura, i caratteri propri dell‟ethnos a cui sono appartenuti e, attraverso il loro DNA residuale, le parentele, le malattie e perché no, il loro antico sembiante tramite la ricostruzione fisiognomica partendo dal loro cranio. Non possiamo nemmeno sottacere il tipo di alimentazione (economia della società a cui appartenne la madre se essi sono neonati o anche feti a termine) attraverso le ricerche allo spettrofotometro ad assorbimento atomico o lo spettrometro di massa degli elementi in traccia nelle ossa, guide alla paleonutrizione.
Per questo mi candido allo studio degli infanti del Frizzone, possedendo immodestamente l‟esperienza in materia, ma anche gli strumenti per realizzarlo presso i laboratori che dirigo nell‟Ateneo pisano o anche al Museo di Archeologia e dell‟Uomo di Viareggio, di cui da qualche tempo sono stato nominato direttore. La mia équipe sarebbe pronta e la spesa modestissima, dato il numero limitato dei reperti”.
(Testo tratto da: ARCHEORIVISTA, RIVISTA ON LINE DI ARCHEOLOGIA)